Ormai in pubblicità qualsiasi mezzo è concesso. Non c’è che dire, i “creativi” non hanno più freni alla loro fantasia e usano qualsiasi espediente per arrivare allo scopo di far notare ciò che si sta pubblicizzando. Ma ora si sta davvero esagerando, facendo un giro sul web abbiamo trovato delle immagini davvero di cattivo gusto. Ne abbiamo contate decine e decine. Per non fare troppa pubblicità a tante aziende “rintracciabili” di casa nostra, ne abbiamo scelte alcune in giro per il mondo: in alcuni casi cariche di doppi sensi, in altri più decisamente di cattivo gusto.
Iniziamo con un’innocente crema per il corpo. Ma se per pubblicizzarla si fotografano le ginocchia e gli alluci di una ragazza inquadrati in questo modo… l’effetto è garantito!
La birra è un prodotto che negli anni ha suscitato spesso molti “sensuali” accostamenti. Guardate questi due esempi, la prima pubblicità invita a non scambiare un boccale di birra per qualcos’altro, la seconda vi fa vedere che una bottiglia di birra può diventare una cosa… da uomini!
Insomma, dipende sempre dalla prospettiva in cui “si inquadrano” le cose!
Sempre a proposito di visioni, ecco il manifesto del Festival del Cinema Erotico di Barcellona del 2004. Si, quello che campeggia al centro del manifesto è un occhio, ma il doppio senso della “visione” è evidente! D’altronde il cinema è un esercizio voyeuristico, e se si tratta di quello erotico poi…
A proposito di erotismo. Guardate questa pubblicità brasiliana per i trentun’anni di Playboy che testimonia l’evoluzione della rivista dal 1975 al 2006 con un riassunto per immagini di… guardate voi!
Ecco qualcosa di ancora più esplicito. La pubblicità di un gioco il cui slogan è “Più ci giochi, più diventa duro” accompagnata da un’immagine inequivocabile. La cosa ancora più ironica è che il giochino è prodotto dal marchio “Sega”.
E infine un’agenzia di marketing canadese, la Orange Apple, sicura di fare il proprio lavoro così bene tanto da provocare un’erezione ad almeno uno degli occhi di chi la guarda! Nessun dubbio, è proprio il caso di dire “Ma che caz… di pubblicità”!