La tradizione vuole che ogni anno la Befana torni puntuale a scendere giù dai camini a riempire le calze dei più piccoli di dolciumi (se sono stati buoni) ma che di nero carbone (se sono stati più cattivelli).
Un tempo i bambini appendevano le loro calze bene in vista perché la Befana le trovasse senza fatica. Di solito le appendevano sotto la cappa del camino, molti le appendevano direttamente alla catena del paiolo, altri a dei chiodi fissi agli angoli del focolare.
Nei casi in cui non venivano appese vicino ai camini, le calze erano sistemate sulle sponde dei lettini nelle camere dei bambini, vicine alle finestre o sui davanzali.
Ma non tutti avevano le stesse usanze. Alcuni non esponevano le calze, ma mettevano in vista per la vecchietta delle belle scarpe o degli stivaletti. Dal momento che, come dice la filastrocca, la Befana ha sempre tanti buchi nelle scarpe, così avrebbe potuto prendersi quelle nuove e lasciare i suoi doni. Se invece non ne aveva bisogno lasciava le scarpe al loro posto e le riempiva di doni.
In altri Paesi addirittura i bambini non lasciavano né calze, né scarpe ma preferivano invece cestini, panieri, canestri, ciotole di legno, piatti e capelli rovesciati. Ma erano le calze ad essere le preferite perché, essendo di lana, si allargavano facilmente e potevano contenere più doni. I bambini più furbi, anziché le loro calze, appendevano le lunghe calze nere della mamma o della nonna che potevano contenere più doni.
Certo è che l’abitudine di appendere calze era molto antica.
Una vecchia leggenda racconta che perfino Numa Pompilio, uno dei famosi sette re di Roma, avesse l’abitudine di appendere una calza in una grotta che lui solo sapeva dove fosse. Una ninfa, una fata, glielo faceva trovare piena ma non certo di dolcetti o doni bensì di buoni consigli!
Comunque sia, leggende a parte, vi auguriamo una buona scorpacciata di dolci con un’allegra carrellata delle calze della Befana più divertenti!